La bandiera sventola ancora (1943) di Lewis Milestone

Norvegia, 1942: un aereo da ricognizione tedesco, di passaggio sopra il piccolo villaggio occupato di Trollness, nota che la bandiera norvegese sventola al posto di quella nazista. Un contingente mandato a investigare scopre che tutti, soldati tedeschi e civili norvegesi, sono morti in seguito a una feroce battaglia.

Da questo incipit, accompagnato da una sequenza di apertura impressionante, nasce un lungo flashback che porta lo spettatore all’interno del villaggio di Trollness, in cui vengono delineati i profili di una storia che narra in primo luogo di un insopprimibile desiderio di libertà dei norvegesi, angustiati dalle continue angherie dei nazisti. L’ottima sceneggiatura di Robert Rossen, basata sul libro di William Woods, è scrupolosa e attenta nel descrivere il coraggio degli abitanti, ma anche la frustrazione nel dovere aspettare il momento giusto in cui ribellarsi.

Ann Sheridan ed Errol Flynn.

In questo frangente, lo sceneggiatore dimostra una abilità magistrale nel dare spazio a ogni personaggio, in cui spicca su tutti quello di Gunnar Brogge, uno dei leader della Resistenza locale, perfettamente impersonato da un sempre valido Errol Flynn. A colpire, accanto a lui, è una Ann Sheridan che riesce, nel ruolo della fidanzata Karen, a dare vita a una donna che racchiude dentro di sè sentimenti contrastanti come la passione per il proprio uomo, la voglia di libertà, ma anche il disincanto scaturito dall’essere la sorella di un collaborazionista (John Beal).

Ad affascinare è infatti l’intreccio di relazioni umane e le numerose sfaccettature che vengono presentate all’interno della pellicola, tra cui sono da sottolineare quella del Capitano Koenig (Helmut Dantine), ufficiale nazista frustrato dall’assegnazione di un piccolo avamposto voluto dai vertici militari di Berlino, oppure di una ragazza polacca (Nancy Coleman) tenuta prigioniera nell’albergo del paese per soddisfare il comandante; o infine quella del padre di Karen (Walter Huston), medico del paese combattuto tra la scelta della neutralità e il desiderio di rivalsa nei confronti dei nazisti.

L’attore Helmut Dantine, non nuovo a ruoli di ufficiale nazista.

In quasi due ore di film, il regista Lewis Milestone ci trascina pian piano verso gli eventi che hanno portato al desolante prologo iniziale, realizzando una tra le più sanguinose e incredibili sequenze mai viste in un lungometraggio bellico. Il tutto in un crescendo di tensione affiancato da scene memorabili e intelligenti, dalla musica di Franz Waxman e da un cast oltremodo perfetto, nonostante i problemi sorti durante le riprese.

Sia la Sheridan che Flynn erano infatti coinvolti in vicende legali e personali al di fuori della lavorazione. Lei stava divorziando dal marito, l’attore George Brent, mentre il collega stava fronteggiando la grave accusa di stupro, da cui venne poi completamente prosciolto.

Carlo Coratelli