La fortuna si diverte (1950) di Walter Lang

Un tranquillo impiegato di un grande magazzino, Bill Lawrence (James Stewart), viene selezionato per partecipare a un famoso quiz radiofonico, vincendo 24 mila dollari. Il montepremi però non viene fornito in denaro, ma attraverso una enorme quantità di oggetti, mobili, vestiario (e addirittura un pony), che corrispondono alla vincita.

Barbara Hale e James Stewart.

Inizialmente soddisfatto, l’uomo scoprirà presto di dovere fare i conti con il fisco, che vuole ovviamente il pagamento delle tasse sul vasto montepremi, chiedendo una cifra che il povero impiegato non possiede. Assieme alla moglie (Barbara Hale), cerca quindi di rivendere il possibile per procurarsi il denaro, con conseguenze tragicomiche.

Una tra le migliori commedie degli anni ’50, La fortuna si diverte è un piccolo gioiello di simpatia che riesce a fornire un ottimo ritratto della classe media americana dell’epoca, grazie a una sceneggiatura di Henry e Phoebe Ephron che adattava un articolo del New Yorker a sua volta basato sulla storia vera di un uomo della cittadina di Wakefield (Rhode Island) che aveva vinto 24 mila dollari partecipando a un quiz radiofonico della CBS nel 1948.

Grazie alla salda regia di Walter Lang, che sei anni dopo avrebbe ottenuto la nomination all’Oscar per Il re ed io, e ad un cast dove a capeggiare è un ottimo Stewart a suo agio nel ruolo di uomo semplice travolto suo malgrado dagli eventi affiancato con grazia da una bravissima Barbara Hale, questa pellicola riesce a mantenere le promesse di un sano intrattenimento dall’inizio alla fine, senza mai annoiare. Ci si fa così trasportare nelle vicende che vedono il povero Bill Lawrence cercare di rivendere gli oggetti vinti, finendo per farlo anche al lavoro, cosa che li procurerà non pochi problemi con il principale.

Da segnalare nel cast la presenza di una giovanissima Natalie Wood nel ruolo di Phyllis, la figlia del protagonista, e della bellissima Patricia Medina che qualche anno dopo sarebbe diventata la moglie di Joseph Cotten.

Carlo Coratelli