L’ereditiera (1949) di William Wyler

Negli Stati Uniti della metà del 1800, Caterina Sloper (Olivia De Havillans) è una ragazza timida, priva di personalità e poco stimata dal padre (Ralph Richardson), il quale la paragona quotidianamente alla defunta madre, per lui un esempio di eleganza e bellezza che la figlia non raggiungerà mai. Una sera, nel corso di un evento mondano, la ragazza incontra il giovane Morris Townsend (Montgomery Clift), che inizia dopo brevissimo tempo a corteggiarla, chiedendole anche di sposarlo. Il padre di lei, però, sospetta che in realtà il ragazzo punti invece alla cospicua rendita della figlia…

Un potente dramma in costume tratto dal romanzo “Washington Square” di Henry James (adattato anche nel 1997 per il grande schermo) L’ereditiera è un film sulla solitudine, l’ingenuità, la crudeltà e la durezza d’animo, elementi questi perfettamente racchiusi soprattutto nella protagonista e nella magistrale interpretazione della De Havilland, premiata con l’Oscar.

Nel ruolo di Caterina, l’attrice di Via col vento regala una delle sue migliori performance, soprattutto perché riesce a scindere il personaggio in due entità caratterialmente separate. Una ragazza smunta, poco attraente, scialba, quasi insignificante e perennemente umiliata dal padre nei continui confronti con la madre scomparsa nella prima parte della pellicola; e una donna sicura di sé, consapevole della doppiezza degli uomini e crudele nella seconda parte del film, quando comprende definitivamente il vero obiettivo dell’uomo che ama: il denaro.

In questa evoluzione della protagonista femminile fondamentali sono le figure chiave dei due uomini che ruotano attorno alla sua vita. Il padre, interpretato da un sublime Ralph Richardson, il quale cerca a tutti i costi di aprire gli occhi della figlia di fronte alla realtà dei fatti, anche con atteggiamenti e frasi crudeli. E il fidanzato, impersonato da Montgomery Clift, che nasconde invece una cinica naturalezza con la quale seduce e irretisce una ragazza troppo timida e ingenua per capire la malvagità dell’animo umano.

Sì, ora so essere crudele. Sono stata a scuola, da buoni maestri“, è una delle frasi finali della De Havilland, vera summa della pellicola diretta da Wyler.

Olivia De Havilland

Carlo Coratelli