Lo strano mondo di Daisy Clover (1965) di Robert Mulligan

Nell’America degli anni ’30, la giovane Daisy Clover (Natalie Wood), che vive con la madre problematica e svampita (Ruth Gordon) in un baraccone, viene avvicinata da un produttore di Hollywood (Christopher Plummer) che l’ha sentita cantare in un disco da lei inciso, promettendo di farla diventare una nuova stella del cinema. Così sarà, ma la ragazza rimarrà prigioniera di un mondo fatto di ipocrisie, sfruttamento e crudeltà, lottando ogni giorno per imporre la sua vita.

Diretto da Robert Mulligan (Il buio oltre la siepe), Lo strano mondo di Daisy Clover è uno dei pochi film di Hollywood che parla dello star system di cui fa parte senza fronzoli, dandone una raffigurazione spietata, che ha nella figura del cinico produttore interpretato da Plummer il suo esempio più lampante. Pellicola sottovalutata all’epoca, tanto che fu un disastro al botteghino e non fu accolta positivamente dalla critica, è invece un’opera decisamente al passo coi tempi, grazie soprattutto al cast di attori su cui primeggia una grandissima e intensa Natalie Wood.

Nel personaggio di Daisy Clover, la Wood racchiude una sequela di sguardi ed emozioni senza fine, dando conferma di quanto l’attrice fosse all’epoca uno dei talenti migliori della Hollywood a cavallo tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60. E’ soprattutto nel rapporto con il personaggio della madre, che l’attrice dona alcune delle sequenze più pregevoli, riuscendo a catturare amore, sofferenza e ribellione nelle inquadrature che la vedono protagonista.

Contraddistinto da una messa in scena moderna, cosa questa sottolineata anche dal fatto di essere uno dei primi film dove un personaggio è esplicitamente omosessuale e in cui si fa riferimento a una relazione tra un adulto e una minorenne, Lo strano mondo di Daisy Clover è un’opera che va riscoperta in quanto una pellicola sincera nella sua durezza della descrizione di una Hollywood vista come industria della celebrità senza pietà.